E il
Verbo si fece Pane…
… e Betlemme confina con Benetutti
Cari
cristiani di Benetutti,
qualche giorno fa, incuriosito
dall’insistente ostentazione che se ne fa nelle vetrine delle librerie romane,
aprivo un libro di un acuto saggista cattolico e mi imbattevo su una frase
scomodissima: “tocca agli uomini prendersi cura di Dio”. Scosso per il tonfo al
cuore che avevano ingenerato quelle parole, ho pensato al clima di svergognata
indifferenza che sfida oggi la nostra fede cristiana. Son sicuro che in ognuna
delle nostre case abbiamo un Gesù Bambino posato in una mangiatoia o ancora più
certamente andiamo fieri dei crocifissi appesi alle nostre pareti… segni che
ancora oggi vorrebbero scagliarci addosso il desiderio di pensare a qualcosa di
eterno. Sembra che ci implorino con
insistenza: smettila di correre e fermati a registrare i (di)segni divini che
Gesù dipinge nella tua vita. Proviamo a fare assieme questo esercizio: che
gioia osservare uno ad uno i bambini vivaci che popolano le sale del catechismo,
dell’ACR e del Grest e restare incantati perché sei certo che Dio ha già
pensato cose meravigliose per loro; quanto consola condividere coi gruppi
parrocchiali il desiderio di approfondire la fede, di conoscere Gesù e imparare
assieme a scovarlo nel fratello, nella preghiera, nel servizio e
nell’Eucaristia; infinitamente gratificante chiacchierare con operai che con
sudore consegnano alla comunità spazi per condividere gioia e amicizia e in
filigrana scorgere la matita di un Architetto che traccia linee perfette sulle
nostre misere capacità umane; è bello per noi preti ritrovarsi in due ogni sera
e sospirare sincronicamente dopo aver spremuto le nostre energie per annaffiare
i semini di fede depositati nei solchi di tante storie incrociate nella
giornata; fa bene al cuore condividere la sommessa e preziosa umanità nascosta
dietro i volti rugosi e sofferenti di tanti parrocchiani feriti da lutti,
malattie, vecchiaia, solitudine, disgrazie o fallimenti. Tutto, proprio tutto,
può diventare il pane quotidiano che chiediamo a Dio Padre. Avete mai fatto
caso? Nella seconda parte del Padre Nostro, diamo a Dio i compiti a casa:
“dacci pane, rimetti, non ci indurre, liberaci”. E nella prima parte invece,
siamo noi a doverci prendere cura di Lui: “sia santificato il tuo nome, venga
il tuo Regno, sia fatta la tua volontà”. Fate voi questo esperimento, da soli o
in famiglia: recitate un bel Padre Nostro davanti al vostro presepe, oppure
nella nostra bella Chiesa parrocchiale. E fate questo ragionamento
squisitamente commerciale: l’uomo si prende cura di Dio perché Dio possa prendersi
cura di ogni uomo. Un “ammirabile commercio”: noi chiediamo il pane quotidiano
e Lui prende carne nei più svariati posti della nostra comunità: case, scuole, officine
e uffici, strade e bar, negozi e salotti… nelle nostre Chiese. Lui si prende cura
di tutto ciò che è umano. Un vero “Emmanuele”: il Verbo si fa pane quotidiano
per nutrire le nostre giornate. E a noi in cambio “tocca prenderci cura di
Lui”. Ci facciamo allora un augurio, un’operazione geografica che elimina la
distanza tra Benetutti, ovvero il “paese ben protetto” o il “paese del bene
completo” e Betlemme, che vuol dire “casa del pane”. Che ogni nostra casa possa
sempre profumare della flagranza del Verbo Gesù fatto pane. E che la nostra
fede sia testardamente “abramitica”. Accogliamo l’invito del Vescovo e apriamo
la Bibbia per imparare dagli uomini di Dio, come Abramo, l’arte della duplice
ospitalità: Dio ospita la nostra storia nei suoi disegni e noi ospitiamo Dio
nella nostra vita.
Buon Santo Natale e gioioso 2017 J
Don Giammaria e don Diego
Don Giammaria e don Diego
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